16 marzo 2014

La fatica di farsi un'opinione

Io penso che avere un'opinione non sempre sia banale. 
Negli ultimi anni ho sentito e letto di tantissimi che hanno opinioni su moltissime cose, anche su argomenti molto complessi ed articolati. Va bene per il calcio. Va bene avere un'opinione sulla vera ricetta del ragù perfetto, passi anche anche circostanziare il proprio punto di vista su "meglio iPhone o Android".
Ultimamente mi pare che ci sia una deriva della questione: tutti hanno forti opinioni sui più disparati argomenti.

Sulla politica, ma anche sull'economia, sulla finanza, ultimamente anche sui rapporti e questioni internazionali, la sperimentazione animale, le cure alternative, e perché no, anche su fracking e parabuckling
Insomma il mussoliniano "popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori" pare addirittura riduttivo.

L'anno scorso ho letto qualcosa di Charlie Munger, a cui devo l'ispirazione per questo post. Lui sostiene che troppo spesso (come dice anche JFK) facciamo nostri frammenti di opinioni altrui (o opinioni intere), spesso basati sul fatto che sono espressi bene, sembrano aver senso o perché ci fidiamo a prescindere di chi ci propone un'opinione già pronta: giornali, blog, opinionisti, colleghi, amici. Altrettanto spesso non ci curiamo di procurarci i fatti così come si sono oggettivamente svolti, di rifletterci su e quindi, finalmente, partorire un'opinione. 
Il primo, più superficiale, approccio è estremamente più comodo, me ne rendo conto, ma ci espone alla manipolazione, all'eccitazione collettiva o semplicemente a prendere una parte non nostra senza sapere se è quella giusta o sbagliata. E siccome il concetto di "giusto" e "sbagliato" è in alcuni casi soggettivo prendiamo una parte o l'altra basandoci nel migliore dei casi su dati che non dovrebbero concorrere a costruire la nostra opinione. 
Il secondo metodo, quello di guardare ai fatti e costruire la nostra opinione è molto più faticoso.

Dice Charlie Munger
"Non permetto mai a me stesso di avere un'opinione su qualcosa di cui non conosco le contro argomentazioni meglio di chi le sostiene" (originale)
Charlie Munger
Che in pratica vuol dire considerare con il massimo riguardo anche le argomentazioni della controparte. Analizzarle, giudicarle, conoscerle meglio ancora della controparte stessa, altrimenti non è possibile sostenere una o l'altra opinione. In italiano significa poter dire "conosco le argomentazioni della tua tesi, le conosco a fondo, le ho analizzate a fondo e proprio perché le conosco così bene mi sono convinto che la mia di tesi sia più giusta". E' ben diverso questo dal leggere un'unica opinione convincente su un giornale o sito internet e dichiararsi d'accordo senza sapere altro sull'argomento.

Naturalmente considerando senza preconcetti le argomentazioni della controparte, può succedere di trovare degli elementi che potrebbero fare evolvere, maturare o modificare le nostre idee in merito:
"Tutti acquisiamo, modifichiamo o distruggiamo idee in continuazione. Una rapida decostruzione delle idee al momento giusto è una delle più pregiate qualità che si possa acquisire. Bisogna forzare se stessi a considerare le argomentazioni della controparte" (originale)
e questo è un bene, anzi "una grande disciplina mentale" da coltivare
"La capacità all'occasione giusta, di distruggere le proprie idee rapidamente anziché lentamente è una grande capacità. Bisogna lavorarci duramente, chiedersi quali siano le argomentazioni della controparte. E' brutto avere un'opinione di cui si è fieri se non si è in grado di articolare le contro argomentazioni meglio degli altri. Questa è una grande disciplina mentale" (originale)
In sintesi, chiacchierare amabilmente sugli argomenti più disparati è bello e fa bene. Non c'è niente di male in questi casi a schierarsi in base alle proprie simpatie ed antipatie o fare nostre opinioni altrui. Ci sono situazioni, sul lavoro, in famiglia o parlando con amici o conoscenti, in cui è meglio essere documentati. 
In questi casi, prendere o difendere opinioni su questioni serie è tutta un'altra cosa e richiede una mole di lavoro spesso non indifferente, questa lista suggerisce un approccio:
  • Sospendere il proprio istinto, esperienze personali, e pregiudizi
es: "I cani sono pericolosi perché possono mordere", la mia esperienza è che no, 
inoltre io amo i cani e probabilmente ho dei pregiudizi positivi. Però se qualcuno ha subito un'aggressione probabilmente non sarà d'accordo. Entrambi i punti di vista sono basati sulle esperienze o istinti, non sono fatti. 
  • Avere ben chiara la propria scala di valori, ed apprezzare il fatto che questa può cambiare da persona a persona o nel tempo e sapere a che scala di valori ci si riferisce, al momento in cui si sta cercando di farsi un'opinione su di un fatto.
es: "In campagna si vive meglio che in città", solo pensando alla mia scala di valori avrei definito una follia questa affermazione dieci anni fa, mentre adesso sono d'accordo. Cosa è cambiato ? Alla metà dei miei trent'anni la mia scala di valori faceva della città il posto migliore per vivere, adesso ho i bambini, il cane, esco meno e penso che in campagna si stia molto meglio. In altre parole la mia scala di valori è cambiata.
  • Separare i fatti dalle opinioni, ricercare l'oggettività dei fatti, ascoltare argomentazioni e ricostruzioni di diverse parti, andare oltre la singola fonte
es: Se ascolto la versione di un amico di una dinamica di incidente stradale in cui è stato coinvolto, è probabile che mi dirà che "a un certo punto è arrivato un cretino a 80 all'ora..." ed è altrettanto probabile che io tenda a prendere le parti dell'amico. Attenzione, l'amico mi sta raccontando la sua, di verità. I vigili vorranno ascoltare entrambe le parti, i testimoni faranno riferimento ad una scala di valori nota come Codice Stradale. Un motivo ci sarà: stanno cercando di capire l'essenzialità dei fatti.
  • Individuati i fatti, metterli in relazione con la propria scala di valori e costruirsi l'opinione
In questa fase si hanno tutti gli elementi: i fatti e la propria scala di valori. E' mettendo in relazione questi e riflettendoci che ci si fa un'opinione, sforzandosi anche di capire perché la riteniamo giusta e, se si riferisce ad una specifica situazione, quale potrebbe essere la soluzione migliore per risolvere la questione. 
  • Domandarsi se l'opinione è difendibile
Prima che lo faccia qualcun altro, fare l'avvocato del diavolo nei confronti della propria opinione: è difendibile ? E' solida ? E' più solida di un'opinione opposta ? Conosco a sufficienza l'opinione opposta per dire che la mia è più robusta ? Ho sufficienti elementi, dati, fonti, citazioni per difenderla ? 
Se la risposta è si, non ci resta che l'ultimo punto:
  • Sostenere la propria opinione.
Opinione che, a questo punto, sarà forte, solida, articolata ed estremamente difendibile.

E' un processo faticoso. Laborioso. Lungo e insidioso. Probabilmente non val la pena farlo sempre. 

Se a me piacciono i cani e ad un amico piacciono i gatti e ne parliamo a cena non ne vale assolutamente la pena: se ognuno si imbarcasse nella costruzione di una forte opinione finiremmo per non trovarci mai a cena.

Al contrario se sul lavoro voglio sostenere una tesi su una strategia commerciale che ho deciso di adottare e di fronte potrei trovarmi qualcuno a sostenere l'opposto è il caso di prendere del tempo per pensarci su e farmi una opinione solida, prima di proporla. Sul lavoro, nello specifico, attenzione a non perderci troppo tempo: la ricerca della perfezione è nemica.

C'è anche una terza possibilità: non avere un'opinione. Secondo me va benissimo non avere un'opinione, specie se su una questione importante, penso sia perfettamente legittimo, se possibile, prendere del tempo per rifletterci su. Secondo il punto di vista di questo articolo semplicemente dire "non so" può, in determinate situazioni, addirittura aggiungere credibilità, piuttosto che sparare a caso o arrampicarsi sui vetri.

Naturalmente va valutato caso per caso quale sia l'approccio migliore. Generalmente, se prima di esprimere o sostenere un'opinione si fosse tutti un po' più critici e documentati, io penso sarebbe meglio.

1 commento:

  1. Costruirsi una opinione è quanto di più complesso vi sia, sopratutto perché è difficile agire sulle fonti di informazione che alimentano il nostro costrutto di credenze da cui ci basiamo per "giudicare" la realtà.
    Scrissi in tempi passati un articolo sui cosiddetti "atti di fede razionale" in cui sottolineavo come, alla fine, dobbiamo in qualche maniera "fidarci" di un provider di informazioni in quanto non possiamo avere la certezza o le capacità di poter effettuare analisi complete.
    Il mondo della informazione attuale ha decuplicato questo aspetto, le fonti "credibili" si siano moltiplicate e di conseguenza la capacità di esprimere, giusta o sbagliata che sia, una opinione. La qualità della informazione purtroppo è la chiave di volta di questo processo, cosi come le capacità ben descritte da te di analisi critica.
    Il meccanismo di creazione dell'opinione (un elemento comune nel marketing e nella politica) è sempre esistito, semplicemente adesso siamo esposti ad un numero di informazioni estremamente più alto, da qui l'esplodere delle opinioni.
    Confesso che sono andato a vedere cosa volessero dire frackling e parabuckling, e, come suggeriva Sherlock Holmes, ho provveduto immediatamente a cancellarli dal mio elenco di cose importanti da ricordare.
    Del resto non ho opinioni in merito alla questione "stamina" ma ne ho su come sia stata trattata la vicenda, cosi come non ho idea se Amanda Knox sia realmente colpevole o innocente, non avendo avuto il tempo ne la voglia di leggere tutti gli incartamenti processuali, ma ho serie remore su come siano state effettuate le rilevazioni scientifiche e, di conseguenza, le relative conclusioni.
    Sarebbe un ottimo esercizio scolastico quello di insegnare ad utilizzare l'analisi critica al fine di costruirsi una opinione ma questo strumento è da usarsi con discrezione, funziona a patto di avere la concreta coscienza che non saremo mai in grado di vedere tutti gli aspetti di una questione, e quindi dover sempre lasciare aperta la porta alla critica. ma questo comporta anche il rischio di un eccesso di relativismo culturale che è abbastanza lontano dai nostri processi cognitivi naturali, che invece tendono a "semplificare" e "fidarsi".
    Utilizzare allora una via di mezzo in cui su alcune cose è giusto avere una opinione,anzi è un dovere, su altere ci si può fidare o approfondire alla bisogna ed alcune su cui si può, francamente, tergiversare sarebbe l'optimum. Ma a questo punto come decidiamo cosa mettere nelle tre categorie? :)

    RispondiElimina