1 dicembre 2013

L'arte di ascoltare secondo Plutarco

Vivendo nell'era della comunicazione globale, frenetica, istantanea, ho pensato di fermarmi un attimo a ricordare com'era diversa la comunicazione migliaia di anni fa. Per farlo ho preso un grande classico di quasi duemila anni fa: L'arte di ascoltare di Plutarco, un brevissimo (si legge in meno di un'ora) discorso scritto per un giovane che sta per accostarsi all'apprendimento della filosofia.

I consigli sono assolutamente attuali, eccoli:
La natura, si dice, ha dato a ciascuno di noi due orecchie ma una lingua sola, perché siamo tenuti ad ascoltare più che a parlare
Questa riassume buona parte dei consigli: ascoltare molto, con attenzione, parlare di meno e solo dopo aver ascoltato. 
Sulla scarsa predisposizione all'ascolto delle cose importanti e sulla grande attenzione alle cose futili:
Quando si travasa qualcosa, la gente inclina e ruota i vasi perché l'operazione riesca bene e non ci siano dispersioni, mentre quando ascolta non impara a offrire se stessa a chi parla e a seguire attentamente, perché non le sfugga nessuna affermazione utileE quel che è più ridicolo è che se incontrano uno che racconta di un banchetto, di un corteo, do un sogno o dell'alterco avuto con un altro, restano ad ascoltarlo in silenzio e insistono per saperne di più.
Sullo rispondere subito, prima che l'altro abbia finito, interrompere, parlare l'uno sull'altro, facendo polemica:
Chi si mette subito a controbattere finisce per non ascoltare e non essere ascoltato, e interrompendo il discorso di un altro rimedia una brutta figura. Se invece ha preso l'abitudine di ascoltare in modo controllato e rispettoso, riesce a recepire e a far suo un discorso utile e sa discernere meglio e smascherare l'inutilità o la falsità di un altro, e per di più dà di sé l'immagine di una persona che ama la verità e non le dispute e che è aliena dall'essere avventata o polemica
Sul come predisporsi all'ascolto piuttosto che tentare di sfruttarlo per mettersi in mostra:
Stipulata una tregua tra voglia di ascoltare e tentazioni esibizionistiche, dobbiamo disporci all'ascolto con animo disponibile e pacato, come fossimo invitati a un banchetto sacro o alle cerimonie preliminari di un sacrificio, elogiando l'efficacia di chi parla nei passaggi riusciti e apprezzando perlomeno la buona volontà di chi espone in pubblico le proprie opinioni e cerca di convincere gli altri ricorrendo agli stessi ragionamenti che hanno persuaso lui.
Sulla preparazione e l'esito positivo di un discorso:
Non dobbiamo pensare che gli esiti felici dipendano dalla fortuna o che vengano da soli, ma che siano piuttosto frutto di applicazione, di duro lavoro e di studio
Critiche a discorsi e proposte altrui:
Non è difficile muovere obiezioni al discorso pronunciato da un altro, anzi è quanto mai facile; ben piu faticoso , invece, è contrapporne uno migliore
Forma vs sostanza; se da una parte
chi parla non deve affatto trascurare che nel proprio stile vi siano piacevolezza e persuasività
dall'altra
l'ascoltatore fino e puro deve lasciar perdere le parole fiorite e delicate e pensare che gli argomenti teatrali e spettacolari sono solo "pastura di fuchi" sofisticheggianti, e immergersi invece con la concentrazione fino a cogliere il senso profondo del discorso e la reale disposizione d'animo di chi parla, per ricavarne ciò che è utile e giovevole
prima sostanza e poi forma; per fare un esempio:
come chi beve e solo dopo aver appagato la sete si mette a osservare le cesellature delle coppe e se le rigira tra le mani, cosi anche il giovane deve prima riempirsi di riflessioni e aver ripreso fiato, e poi volgersi a esaminare se lo stile contiene qualche eleganza e raffinatezza.
Doveri di chi propone un discorso e di chi lo ascolta: 
Altri pensano che chi parla abbia dei doveri da assolvere e chi ascolta, invece, nessuno; pretendono che quello si presenti dopo aver meditato ed essersi preparato con cura, mentre loro invadono la sala liberi da ogni pensiero e riflessione, e prendono posto esattamente come se fossero andati a un banchetto, a spassarsela, mentre altri faticano.
Chi ascolta ha, eccome dei doveri: 
Quando si gioca a palla, le mosse di chi riceve devono essere in sintonia con quelle di chi lancia: così, in un discorso, c'è sintonia tra chi parla e chi ascolta se entrambi sono attenti ai loro doveri 
E per finire:
ecco alcune norme di comportamento, per così dire, generali e comuni, da seguire sempre in ogni ascolto, anche in presenza di un'esposizione completamente fallita: stare seduti a busto eretto, senza pose rilassate o scomposte; lo sguardo deve rimanere fisso su chi sta parlando, con un atteggiamento di viva attenzione; l'espressione del volto dev'essere neutra e non lasciar trasparire non solo arroganza o insofferenza ma perfino altri pensieri e occupazioni. 

Sembra scritto quasi duemila anni fa ? A me no!


Può interessare anche: ascoltare+parlare=comunicare ed altri articoli sulla comunicazione

2 commenti:

  1. Ascoltare e' davvero un'arte oltre ad essere una predisposizione naturale. E per chi non ne è' capace basta applicarsi ed impararla come fosse un mestiere, perché per esercitare talune professioni e' fondamentale!!

    RispondiElimina
  2. L'Ascolto è una delle 11competenze del coach.
    Come dice Orietta la si può imparare.

    È un'opportunità non solo di comprensione del contenuto espresso dell'interlocutore,
    ma dell'accoglienza (e non tolleranza) dell'interlocutore stesso.

    RispondiElimina