13 novembre 2013

Scrivere bene e farsi capire meglio

writing that works - la mia copiaDopo aver scritto il post su come scrivere secondo David Ogilvy, mi sono prontamente procurato i compiti per casa, ordinando una copia di "Writing that works" (qui versione kindle) di Roman/Raphaelson, che figura al punto primo della lista. La raccomandazione di Ogilvy è di leggerlo per tre volte e l'ho presa per buona (ok, no: l'ho letto solo UNA volta). 

Dopo averlo finito, sono d'accordo: tutti dovrebbero leggero. Magari non tre volte, ma una con attenzione si. La foto è quella della mia copia e le linguette che saltano fuori sono solo alcuni dei segnalibro di consultazione più frequente. E' un libro piacevole da leggere, scritto con parole semplici (e ci mancherebbe) e fa anche sorridere quando parlando della comunicazione elettronica dimostra la sua età: la prima edizione è del 1981, la terza edizione che ho letto è del 2001. 

Alcune cose che questo libro mi ha insegnato, o alcuni puntini che avevo già e che ho unito dopo averlo letto:
Don't Mumble: Non biascicare
Una volta che si è stabilito ciò che si vuol dire, dirlo e basta, senza giri di parole e con parole semplici. Come riporta un inciso di E.B. White "Quando si ha qualcosa da dire, assicurarsi di averlo detto. Le probabilità di averlo effettivamente detto, sono solo modeste". Credo siamo tutti abituati ai giri di parole, alle parafrasi, alle note scritte in maniera disorganizzata, a frasi troppo lunghe da seguire, ad inviti all'azione poco specifici o inesistenti, a quantificazioni vaghe, a concetti ridondanti o non rilevanti nel testo. A pagina 8 c'è questo schema, che spiega perfettamente il concetto:


I sottocapitoli parlano di come organizzare il testo, e danno una diversi di suggerimenti:

  • usare parole semplici e corte, paragrafi e frasi corte
  • evitare descrizioni vaghe come "siamo leggermente in ritardo sulla tabella di marcia" preferendo a queste descrizioni più precise come "siamo un giorno in ritardo"
  • preferire espressioni naturali. Mi sento di suggerirne una per tutte: "problema" al posto di "problematica"
  • togliere le parole non necessarie, che non aggiungono se non confusione
  • usare la lingua parlata anche in questioni tecniche e  non assumere che l'altro sappia tutto quanto
  • preferire la sottostima rispetto alla sovrastima: se il numero è 6.7 è preferibile "oltre sei e mezzo", anziché "quasi sette"
  • scrivere in modo da non potere essere fraintesi
Sono concetti semplici e generici che valgono per qualunque comunicazione, elettronica o no.

Altra considerazione,
Editare se stessi: "se non è essenziale, tagliarlo"

Prima di inviare un testo togliere tutte le spigolosità. Rileggerlo per:

  • abbreviarlo, togliendo tutto il superfluo
  • renderlo più chiaro
  • semplificarlo
  • controllarne l'accuratezza e precisione
  • migliorarne l'ordine e la logica
  • assicurarsi di non aver dimenticato nulla
  • rivedere il tono utilizzato
  • migliorarne l'apparenza
  • esaminarlo secondo il punto di vista del lettore

Fatto questo il testo è perfetto ? No, probabilmente. Dare ancora un'altra lettura con in mente queste domande, alla luce della quali apportare correzioni:

  • sto biascicando ?
  • ho messo le cose nell'ordine migliore possibile ?
  • ci sono falle di qualunque genere delle mie argomentazioni ?
  • i fatti sono corretti ?
  • il tono è appropriato ?
Il risultato, a sinistra iniziale, a destra rivisto, eccolo:
Questo libro, se letto in massa, farebbe un gran bene alla comunicazione professionale.

2 commenti:

  1. 'Questo libro, se letto in massa, farebbe un gran bene alla comunicazione professionale."
    In particolare ai giornalisti italiani che pensano che scrivere bene equivale a confodere il lettore con lunghe frasi offuscanti.
    Antonio Casella

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