7 agosto 2013

abitudini professionali da "vecchia scuola" - peccato perderle

Dopo aver parlato qualche mese fa di vecchie abitudini professionali tramandate di padre in figlio - in quel caso io sono il nipote - sul post più letto in assoluto di questo blog ad oggi (parlo di tre regole del 1953 per il successo nel lavoro), di recente mi capita un articolo simile:
Old-School Business Practices Worth Bringing Back
Articolo che, proprio come avevo fatto io, riporta alcune regole, vecchie, ma anche senza tempo, che tendiamo tutti a dare per scontate, salvo rendersi conto che alle volte quel pochino di "vecchia scuola" fa la differenza.
A parte una, sono diverse, mi sembra si riferiscano ad un periodo successivo agli anni 50 e sono comunque degne di essere rilette. Eccole riportate e liberamente commentate:
1. Vestirsi bene
In Italia non mi sembra ci sia una deriva pericolosa in questo senso, ma in effetti, quelle volte che ospito gente d'oltreoceano spesso ho accolto (e ahimè, portato a cospetto di clienti incravattati) colleghi, in particolare americani, che sembrava stessero tornando dalla piscina alla domenica pomeriggio. Io penso che ci si deva adeguare alla situazione il che, lo ammetto, se uno viene dall'altra parte del mondo può non essere immediato. E' una buona idea dare indicazioni, se si invita è buona norma specificare l'abbigliamento gradito (il Festival della Tecnologia, ad esempio è molto chiaro su questo, ed è cosa rara), in alternativa si può chiedere quale sia l'abbigliamento più adeguato. Personalmente non mi crea nessun problema mettere abito e cravatta (per il lavoro che faccio è spesso tacitamente richiesto) e la regola che mi sono dato dice: meglio essere quello vestito in modo più formale che quello vestito più casual di tutti. In altre parole, io mi sento più in pace con me stesso ad essere l'unico in abito e cravatta in mezzo ad altri in maglietta, che viceversa. Se il proverbio dice "l'abito fa il monaco", magari non è proprio così, ma io penso che l'abito concorra parecchio a fare il monaco. Certo, poi se uno è ben vestito ed è un contenitore vuoto è un eccesso opposto. 
2. Evitare le distrazioni durante le riunioni
Questa mi è molto familiare. Fare riunioni non è semplicemente trovarsi in una stanza (per semplicità non consideriamo le riunioni via web o videoconferenza) e discutere, ascoltare qualcuno che presenta, fare domande o dire la propria. L'ideale sarebbe avere un'agenda definita, qualcuno che gestisce la riunione, tutti i partecipanti che hanno del reale valore da apportare al confronto e diversi altri elementi. Gli elementi che fanno funzionare bene una riunione sono tanti e qualcuno l'ho già menzionato (qui e qui). Fra tutti i problemi, la distrazione durante le riunioni è il più grosso.  Fra PC, tablet e smartphone, molte riunioni finiscono in tragedia: uno parla, gli altri non ascoltano, alla fine si dichiarano d'accordo, ma senza prendersi responsabilità. Tempo perso se è così. La soluzione è imporsi di fare attenzione se si partecipa alla riunione (rifiutarsi di andare se non è chiaro il contributo atteso) e pretendere l'attenzione se la si sta gestendo. Dovrebbe essere superfluo (ma non lo è) dover chiedere di non presentarsi con PC e non utilizzare lo smartphone se non in casi di effettiva emergenza. Personalmente, cerco di presentarmi alle riunioni con solo carta e matita e mi sforzo di prestare attenzione, sono le uniche due cose che davvero occorrono. Detto questo, ammetto di non essere senza peccato, di esser finito in situazioni dove non era chiaro il contributo che mi era richiesto, di essermi annoiato a morte e di essermi distratto. Di questo, faccio pubblica ammenda!
3. Dare il giusto tempo alla pausa pranzo
La tradizione Italiana del mangiar bene e dei pranzi/cene di lavoro per fortuna non fa dilagare in maniera preoccupante il tramezzino davanti al PC, che comunque è molto diffuso: ammetto anche di averne fatto uso. Quando possibile io cerco di non prendere impegni/riunioni all'ora di pranzo che pure mi pioverebbero nel calendario: lavorando con l'estero è facile che una call inizi a mezzogiorno, la successiva all'una, quella dopo alle due e così via. Quando possibile cerco sempre di procurarmi una pausa pranzo che mi aiuti a staccare, possibilmente parlando d'altro che di lavoro. Non sempre riesce, ma val la pena almeno una volta alla settimana riservare un'ora intera ad una pausa pranzo, esattamente come se si trattasse di un impegno.
4. Essere puntuali (già commentata qui)
5. Prendere vere vacanze
Ormai non fa più differenza se si è in ufficio o se si è al mare o in montagna, restare collegati con il lavoro è una cosa puramente mentale, visto lo smartphone che in Italia una persona su due ha in tasca (e sicuramente la percentuale sale fra quelli che lavorano). La vacanza non è continuare a leggere/scrivere email e fare conference call da un posto diverso. Piuttosto dovrebbe essere staccare dalla routine, e ci vuole un po di allenamento ma è fattibile. Qualche anno fa sono stato "costretto" dalla mia famiglia a partire non con lo smartphone, ma con un vecchio Nokia6310i e la macchina fotografica. All'inizio ero molto ansioso, ma dopo un po mi sono reso conto dei benefici (come ad esempio ricordarmi che le foto con la macchina fotografica sono superiori a quelle fatte con lo smartphone). Anzi, per non perdere l'allenamento ho comperato un Samsung E1200 e per 24 ore consecutive al mese utilizzo solo quello. In base alle proprie responsabilità, un'altra opzione è quella di darsi, una volta alla settimana (o al giorno, la frequenza è personalissima), del tempo per una controllatina a quello che succede sulla rete (social network, notizie, email ecc...) per rendere il distacco meno traumatico.

Un po' questo articolo mi ha fatto pensare. Al modo in cui si lavora oggi ed al modo in cui si lavorava anni fa. Anni fa si tornava a casa per pranzare, oggi non lo si fa quasi più. Anni fa si telefonava da un ufficio ad un altro ufficio, oggi si telefona da persona a persona, indipendentemente dal luogo. Quando ero bambino mio padre scriveva lettere, le spediva ed attendeva (giorni? settimane?) la risposta, oggi si mandano email in quantità e la risposta arriva nel giro di minuti. Prima si andava in vacanza e (magicamente?) non essendo in ufficio scomparivano lettere, riunioni e telefonate, oggi si va in vacanza e l'ufficio ci segue sul palmo della mano. Prima ci si scambiavano i biglietti da visita e si tenevano nei raccoglitori per consultarli a distanza di tempo, oggi ci si collega su LinkedIn. Prima ai bambini si insegnava come comportarsi a tavola "per quando sarai grande e sarai con gente importante", oggi di gente che non sa stare a tavola ce n'è, e ci sono anche quelle situazioni dove non è importante saper come stare a tavola.

Per il progresso, io penso che la tecnologia di questi giorni ci permette di essere produttivi a livelli impensabili solo dieci anni fa, e se ci si danno un po di regole di comportamento il bilancio è assolutamente positivo per chi lavora e per le aziende. Attenzione però, senza regole invece si rischia di essere risucchiati. Altre cose, altre vecchie maniere, usanze, io sarò un nostalgico, ma certe buone abitudini trovo sia un peccato perderle.

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