15 giugno 2013

il perfezionismo uccide la produttività

Anni fa, mi è stato chiesto di definire formalmente un piano strategico. Era una delle prima volte che mi capitava di farlo: ci ho lavorato tantissimo, procurandomi dati di mercato, pareri di persone di cui mi fidavo e pareri a campione, di analisti di mercato, ho pensato a fondo come elaborare questi dati e come renderli efficaci per la strategia che man mano mi si delineava in mente. Sapevo che ad un certo punto avrei dovuto presentare questa strategia non solo al mio diretto responsabile, ma anche al suo capo. Tedesco, diretto al sodo come solo un tedesco sa fare, attento al dettaglio, arguto e con la domanda pronta, allergico alla fumosità, fissato (come era naturale che fosse) con il raggiungimento dei risultati.

La mia strategia era condensata in una dozzina di slide, in powerpoint, che avevo curato fino al minimo dettaglio, nulla era lasciato al caso, nemmeno l'estetica. Malgrado questo, avrei voluto lavorarci ancora perché secondo me non era perfetta come avrei voluto fosse, ma il giorno è arrivato.Ho presentato il mio lavoro, è piaciuto, è stato giudicato potenzialmente efficace. 
Non sono riuscito a trattenermi dal far notare che ero ancora alla ricerca di qualche tassello da aggiungere o mettere a posto, e che quindi sarebbe stata una strategia ad impatto ancora più alto, possibilmente. Lui mi ha risposto cosi, ed è anche ciò che ha fatto in modo che quella riunione mi restasse impressa. Ha detto: 
we are not looking for perfection: we are looking at making things happen (non siamo alla ricerca della perfezione, stiamo cercando di fare accadere le cose)
Sul momento l'ho semplicemente preso come un modo per dirmi che il lavoro, la strategia andava bene così. Però mi è rimasta impressa e non ho potuto far a meno di pensarci, e mi sono reso conto che è molto di più. 

La ricerca della perfezione uccide la produttività, se rincorsa troppo o troppo a lungo. Si rischia di non finire mai nulla, di non iniziare mai. Non è il momento giusto, non è il contesto perfetto, preferirei aspettare che ci sia anche X, preferirei prima sentire cosa ne pensa Y, e così via dicendo... 
E, anche se si inizia un qualcosa difficilmente arriva in uno stato di completamento perché si è alla ricerca di uno standard di qualità impossibilmente alto, eccellente, sopraffino, perfetto.
Alla fin fine questo ipotetico stato di perfezione è molto, troppo, simile ad uno stato di inattività. Altro esempio: il moto fa bene, c'è da andare a correre. Troppo caldo, troppo freddo, non ho fatto la colazione adatta, potrebbe piovere, potrebbe fare buio, ... 
La soluzione, chi va a correre la sa: prendi e vai. Se piove pioverà, se farà caldo si suderà, se farà buio si rientra prima, se la colazione non era adatta non si correrà moltissimo. Intanto qualcosa si è fatto.
La soluzione è iniziare, accettando che uno stato di perfezione non esiste, iniziare in ogni caso, come sarà, sarà, si avrà modo di capire se va bene o no, ma intanto qualcosa si è fatto. 
Tanto vale focalizzarsi sul primissimo passo e poi andare avanti con il secondo, lasciando perdere tutto il resto. E si scoprirà che in effetti è vero, tanto vale far succedere qualcosa, piuttosto che cercare la perfezione. 
Lo dice anche più provocatoriamente ancora Paul Arden nel suo It’s Not How Good You Are, It’s How Good You Want to Be
Why do we strive for Excellence when Mediocrity is required?
Dopo quella volta, io cerco di fare sempre un buon (ok, non mediocre, buono) lavoro, solido nei dati e curato, senza però metterci del perfezionismo ossessivo. Alle volte mi scopro a spostare qualcosa di tre pixel, o a perdere più di qualche minuto a cercare una immagine efficace. Tutta roba che per un piano strategico come quello che mi era stato richiesto (e che faccio tuttora spesso) non fa molto la differenza. Quindi mi impongo di fermarmi e mi dico che "va bene così". In linea di massima, ho assodato che va quasi sempre bene così.

5 commenti:

  1. Ho appena letto questo post e oltre a piaceri molto, lo condivido perché lo sento...mio. Anche io tendenzialmente cerco la perfezione, ma ultimamente mi sono resa conto che non esiste e questo mi porta a tentennare, a non partire mai con le mie azioni. Così sono in continua evoluzione e mi bloccò quando vengo presa dalla tentazione al perfezionismo e mi butto letteralmente cercando di dare il massimo ogni volta. Non ci conosciamo ma ti ringrazio.
    Orietta Pinton

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  2. io ho a che fare con un capo superperfezionista, credo che sia affetto da DOCP. mentre io sono uno spirito libero, molto creativo e preferisco l'azione immediata. Come mi devo comportare con lui? le sto provando tutte, a fare come dice lui e ad essere l'esatto contrario. Nessuna delle due soluzioni va bene, lui continua a fare cosi' e sto pensando di licenziarmi. non lo sopporto piu'. mi consigliate ?? grazieeeeeeee

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    1. prova le tecnica del braccio peloso :)
      http://www.oliverburkeman.com/blog/posts/the-theory-of-the-hairy-arm-the-tactical-benefits-of-making-deliberate-mistakes

      ovvero metti una imperfezione, apposta.
      in bocca al lupo

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    2. l'ho provata..... dopo avermi fatto notare dell'imperfezione, mi controlla mano mano tutti gli altri banalissimi dettagli.... non ce la faccio piu'. chiedo aiuto

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